MacbethShow – sonno e coagulazioni
di SoggettileTeatro

Musiche a cura di Collettivo Klein Bottle (Manfredi Clemente, Pietro Bonanno, Ezio Parisi, Piersaro Cerami)

DETAILS:

La vicenda shakespiriana è già avvenuta, i protagonisti sono tutti morti, il fato si è compiuto… la fine è stata innescata… Dunque l’attenzione della tensione scenica si sposta sugli “aloni”, cioè sul post mortem, là dove Macbeth e la Lady sono corrosi dall’incorporeo e solleticati dalla declinazione spasmodica del concetto di “FERITA” (incapaci ora di infliggerla). I due coniugi, perso la parola, si affidano a due vigilanti del linguaggio per cercare di comunicare l’impossibile (probabilmente una storia d’amore dai sapori da romanzo rosa, eccessiva nelle effusioni, camuffate queste dalla pretesa del verso agito dalle peregrinazioni ectoplasmatiche dei due coniugi… il testo si compie per dismisura d’amore)… mentre il corpo metrico altro da sé, cerca una riappropriazione carnale della ferità attraverso le armature burriane… queste già ferite in sé quindi corrotte dalla vicenda letteraria… muti poiché la parola totalizzante è crollata (tutte le più grandi dittature si fondano sulla dialettica e sulla retorica) e il fisico si riappropria d’una grammatica dell’enfasi corporea (paradosso, poiché i nostri “personaggi” non hanno corpo) cercando nell’evanescenza di ritrovare un senso arcaico, epurando l’estetica da macelleria… uno spettacolo fantasma per attori fantasma.