Registrazioni sarde

 

 

Per diversi anni ho frequentato la Sardegna a causa del Festival di Musica Contemporanea di Cagliari, organizzato dall’associazione ‘Amici della Musica’. Mai però avevo avuto la possibilità di dedicare intere giornate a registrare liberamente per riserve naturali e campagne sarde. Questa occasione è arrivata quando sono stato invitato a partecipare dalla stessa associazione a un progetto europeo dedicato al paesaggio sonoro che vede coinvolte varie realtà e che a Cagliari è stato inaugurato da un workshop di Bernard Fort sulla registrazione naturalistica.

L’approccio di Bernard è molto interessante, seppur piuttosto distante dal mio: lui è attivo sul campo, si muove continuamente e, una volta in studio, filtra e ripulisce singole registrazioni che poi mette insieme per creare una sorta di rappresentazione ideale dell’ecosistema in cui ha operato. Inoltre Bernard ha anche un’estrema conoscenza della natura che lo circonda e in particolare delle specie di uccelli che caratterizzano i territori in cui va ad operare. Di contro, io tendo a sfruttare i tempi della registrazione in natura come momenti di riflessione quasi meditativa. La scelta di un punto di vista, l’attesa e l’ascolto concentrato sono gli elementi che mi hanno avvicinato al paesaggio sonoro. Questo mi distanzia anche dalla cosiddetta scuola americana, quella della soundscape ecology, che vede nel piazzare il microfono e allontanarsi la possibilità di osservare la natura senza tradirla, con fedeltà assoluta. C’è un’intenzione quasi scientifica in questo, che a me interessa e affascina ma in cui non si esaurisce la mia curiosità. In ogni caso, in questo viaggio ho deciso di adottare un approccio misto, anche per andare incontro alle esigenze del progetto: vari punti, registrazioni brevi e l’idea di ottenere una sorta di ritratto dei luoghi in cui stavo registrando.

In questo viaggio in Sardegna non sono stato particolarmente fortunato da un punto di vista tecnico. Il mio piccolo Sony PCM-M10, che ho sempre usato insieme a due preamp esterni (Marenius C48) ha cominciato a fare qualche scherzo: l’uscita cuffie ha funzionato malamente e il livello di registrazione non era uguale per i due canali. Questo mi ha spinto a prendere in prestito uno Zoom H6 da un amico, cui ho collegato i miei preamp per evitare il rumore e la scarsa definizione di quelli integrati. Purtroppo però l’albergo in cui l’associazione mi ha prenotato una camera aveva un assurdo sistema per evitare sprechi di energia elettrica, che disattivava il circuito della stanza nel momento in cui si chiudeva la porta.. Questo ha ovviamente reso estremamente difficile ricaricare le batterie per i miei preamp e mi ha costretto in un’occasione a usare quelli dello Zoom H6… insomma un sacco di fortuna. Nonostante questo diverse registrazioni risultano al mio orecchio parecchio interessanti e rappresentative dell’ambiente in cui mi sono trovato a lavorare.

Il primo posto in cui ho registrato è il promontorio di S.Elia, dove ci siamo recati prima dell’alba. Un luogo affascinante, un promontorio che divide due tratti di costa di Cagliari e che però risulta estremamente inquinato da un punto di vista acustico a causa proprio della sua posizione. Per i partecipanti al workshop è stata la prima occasione di usare attrezzatura professionale; da mio punto di vista, l’opportunità era quella di cominciare a prendere il ritmo per i giorni di lavoro successivi: 3-4 ore di sonno, sveglia alle 3:30-4:00 e lunghe camminate con l’attrezzatura in spalla. Purtroppo non ho una foto dell’angolo in cui ho fatto questa prima registrazione – ero troppo impegnato a non capire perché il canale destro non si sentisse in cuffia.. comunque sono riuscito a catturare con i miei Neumann KM184 in una sorta di NOS il canto del Verzellino, l’allarme dell’Occhiocotto e del Merlo, il canto e l’allarme delle Capinere (grazie a Salvatore Bondì per il riconoscimento). Questa è una delle poche registrazioni in cui sono riuscito a limitare il rumore di fondo del traffico cittadino e del mare, sfruttando sostanzialmente la conformazione del terreno, realizzata alle 5:30 circa.

 

 

Il secondo giorno ci siamo recati in un luogo ben più interessante da un punto di vista acustico: la riserva di Monte Arcosu, ovvero la più grande foresta di Macchia del Mediterraneo. Niente male per una riserva che si trova a solo mezz’ora di macchina da Cagliari. Abbiamo cercato di arrivare in tempo per poter registrare quel magico momento di crescita e accumulazione di suono che è l’alba, ma la mala organizzazione non ce l’ha permesso.. le macchine basse con cui ci siamo mossi non erano adatte al terreno della riserva e la marcia, una volta superato il primo cancello è stata estremamente lenta. Nonostante questo sono piuttosto soddisfatto di alcune delle registrazioni fatte. In questa prima, fatta più o meno alle 7:00 del 28 Aprile, uno scricciolo e una capinera decidono di duettare mentre dalle foglie goccioloni di pioggia cadono tutt’intorno.

 

 

In questa seconda cinciallegre e capinere, sono circa le 7:20 e mi ero già spostato in un angolo che offriva un ascolto più ampio e panoramico..

 

 

A quel punto avevo già perso il resto del gruppo da un bel po’, e per fortuna direi.. compagnia e registrazioni paesaggistiche raramente vanno d’accordo. Pensando comunque che li avrei ritrovati sulla cima del monte, decisi di dirigermi in quella direzione e di approfittarne nel frattempo per fare una serie di riprese panoramiche della vallata dal sentiero che sale sul fianco di monte Arcosu, sempre con i miei Sennheiser MKH8020. Ecco un paio di registrazioni che sempre più si inerpicano sul fianco della montagna (la prima aperta da una poiana)..

 

 

 

 

Arrivato in cima mi sono reso conto che il resto del gruppo era sparito. Ero solo, cosa che in genere non mi dispiace affatto. Dato che si era alzato un vento piuttosto deciso che già una volta mi aveva costretto ad aggiungere ai miei Cyclone anche il filtro passa-alto dei miei Marenius, mi decisi a muovere verso la vallata ed esplorare la zona del fiume, sempre microfoni in spalla. Tornando a valle devo dire che fame e stanchezza si facevano già sentire. Ancora nessuna traccia degli altri e allora panino e sonnellino accanto al fiume. Al risveglio decisi di registrare il gorgoglio dell’acqua che scorreva fra rami e sassi tondi, un suono sempre affascinante. Data la presenza di varie cascatelle questa volta ho usato i Neumann KM184 dando le spalle alla cascata più vicina e avvicinando i microfoni all’acqua.

 

 

 

Dopo qualche ora e un giro per le rive del fiume in cui però non ho ottenuto nessun risultato degno di nota, se non godermi la riserva in tutto il suo splendore, ho finalmente ritrovato il gruppo che, ben sereno, aveva passato la giornata dentro un casolare dei guardaboschi del WWF e aveva dedicato i propri sforzi a registrare per lo più attorno al fiume, nella prima mattinata. Nei giorni successivi altre riserve e altri luoghi si sono alternati, ma lascerò la descrizione alla seconda puntata..